martedì 16 settembre 2008

io ho avuto il maestro unico(Licio Gelli)


Gelmina, la somara “unica”

giovani comunisti di casal bruciato.

Firma la petizione contro il maestro unico.
87000 insegnanti “tagliati”, le private ringraziano!

Giovedì 18, dalle 8 del mattino, effettueremo una raccolta firme itinerante partendo dalla scuola elementare di via Satta 80.





mercoledì 10 settembre 2008

20 rinvii a giudizio

CALCIO E VIOLENZA
Assalto alle caserme romane Il pm chiede 20 rinvii a giudizioIl documento firmato dal magistrato sarà davanti al gup il prossimo 20ottobre, parla associazione per delinquere, devastazione, saccheggio,violenza, lesioni a pubblico ufficiale. La scheda degli ultrà9 settembre 2008 - Associazione per delinquere, devastazione, saccheggio,violenza, lesioni a pubblico ufficiale.Questi i reati per cui il pm Pietro Saviotti, a seconda delle posizioni,chiede il processo per 19 uomini ed una donna, ritenuti a diverso titoloresponsabili dei disordini avvenuti a Roma in occasione della morte diGabriele Sandri, l'irruzione ad un concerto rock della Banda Bassotti aVilla Ada, l'occupazione di uno stabile dell'Atac, il tentativo di dar fuocoad un campo nomadi.La parte più consistente del documento firmato dal magistrato dell'ufficiodell'accusa e che sarà davanti al gup il prossimo 20 ottobre, per l'udienzapreliminare, riguarda quanto avvenuto tra il tardo pomeriggio e la seradell'11 novembre dello scorso anno.Dopo la morte, sull'autostrada, in provincia di Arezzo, ad opera di unpoliziotto, di 'Gabbo dj'. Gli assalti alle caserme della polizia e deicarabinieri. Per quella vicenda inizialmente era stata ipotizzata anchel'aggravata del terrorismo. Ma ora gli inquirenti hanno deciso di noncontinuare su quell'aspetto. Del gruppo di venti, 14 sono detenuti incarcere od ai domiciliari, uno è latitante e cinque sono invece a piedelibero.Quattro degli imputati - Fabrizio Ferrari, Fabrizio Frioni, Francesco Ceci eFabio Pompili - sono coinvolti nei fatti di Villa Ada, avvenuto a finegiugno dello scorso anno, quando una ventina di persone a volto coperto edarmati di bastone fecero irruzione durante un concerto ferendo due persone.E' comunque un gruppo eterogeneo quello che è fissato nell'atto del pmSaviotti.Composto di persone tra i 35 e i 22 anni, tifosi dei club calcistici di Romae Lazio in massima parte. Legati ad ambienti dell'estrema destra, ma nonsolo.Promotori dell'associazione a delinquere sono ritenuti oltre a Ferrari eCeci, anche Alessandro Petrella e Andrea Attilia, Marco Turchetti. Chifaceva parte del gruppo - secondo l'accusa - avrebbe "preso parte adun'associazione finalizzata alla commissione di lesioni, violenza a pubblicoufficiale". In concreto - si legge nell'atto del pm Saviotti - "essiindividuavano di volta in volta obiettivi, reclutavano partecipi per azionimirate, spedizioni punitive nei confronti di giovani della sinistraantagonista romana o di tifoserie calcistiche - o per disordini di piazza,anche alla ricerco dello scontro con le forze di polizia, coordinandonel'attuazione e la copertura".Inoltre il gruppo accusato di associazione a delinquere attivava "uncostante rapporto con referenti di singoli gruppi, suscitandone eincitandone espressioni di contrapposizione violenta per motivi politici, diodio nazionale, di tifo calcistico, di disprezzo del personale di polizia,in forza del radicato inserimento negli ambienti dell'estremismo politico edelle tifoserie 'ultras'; disponevano di armi improprie, coltelli, petardida stadio, strumenti di travisamento; individuavano nei localidell'Excalibur e del Presidio (due pub romani) luoghi preordinati e consuetidi incontro e raduno.Coinvolti nell'associazione sono ritenuti anche Pierluigi Mattei, GianlucaColasanti, Fabrizio Frioni, Furio Natali, Matteo Nozzetti, Alessio Abballe,Roberto Sabuzi, Emanuele Conti e Matteo Costacurta. La ragazza coinvolta,Michela Ussia, 25 anni, insieme con Pompili è accusata di aver portato fuoridalla "propria abitazione e senza giustificato motivo di 8 coltelli dacucina e 24 tondini di ferro, ciascuno della lunghezza di circa 60centimetri e del diametro di 1,8 che occultavano in un cespuglio dentro unozaino rinvenuto in via Macchia della Farnesina, nei pressi dello stadioOlimpico in occasione dell'incontro di calcio Roma-Real Madrid, nel febbraiodel 2008.A Pierluigi Mattei è anche contestata l'aggressione, eseguita con altricinque ultras, di due vigili urbani, avvenuta in occasione dell'incontroLazio-Partizan. Costacurta, Ceci, Attilia, Turchetti e Giampiero Celani,invece per aver agito "in più di cinque persone, travisati e armati dispranghe, manganelli telescopici in ferro e bottiglie di vetro, facendoincursione nel locale 'Sally Brown', in via degli Etruschi, colpendoripetutamente con i strumenti di offesa il titolare, si impossessavano dinumerosi compact disc, di cimeli calcistici, di una tromba e di un liuto inottone e di alcune bandiere".20 A RISCHIO PROCESSO,CHI SONO -SCHEDAI ragazzi di piazza Vescovio. Più o meno vicini ai trent'anni, con qualcheprecedente penale ed un legame esplicito con il popolo delle curve nord esud dell'Olimpico.Provengono da questo mondo, vago e parcellizzato, i venti soggetti, 19uomini e una donna, per cui il pm Pietro Saviotti ha chiesto il rinvio agiudizio per l'inchiesta scaturita, in via principale, dai disordiniavvenuti in occasione della morte di Gabriele Sandri, nel novembre delloscorso anno. E per tutta un'altra serie di episodi che cominciano dal giugnodel 2007, dall'aggressione a Villa Ada, al concerto della 'Banda Bassotti',e arrivano alla metà di febbraio, quando fu eseguita l'ordinanza di custodiacautelare per molti degli attuali accusati.Alla base di quel documento c'era una mole enorme di intercettazioni. Il Rosdei carabinieri, dopo quell'episodio, avvenuto proprio davanti alle portedella caserma che ne è la sede, a due passi da via Salaria e dai quartieribene di Roma, hanno registrato ogni voce, ogni proposito, ogni esplosione.L'11 novembre, giorno in cui Sandri veniva ucciso sull'Autosole, vengonoascoltati anche alcuni conoscenti dello stesso dj, pianificarne la vendettain una notte in cui "Roma brucerà".Il rinvio a giudizio è stato chiesto per Fabrizio Ferrari 'Er Talpa', 23 anni; Fabrizio Frioni 'Fabrizzietto', 25; Francesco Ceci detto 'Er Nano', 31 anni; Fabio Pompili 'Fabione', 28; Alessandro Petrella, 28 anni; Matteo Nozzetti 'Er Vampiro', 25; Alessio Abballe, Marco Turchetti 'Ovo', Pierluigi Mattei, laziale del gruppo ultrà 'In Basso a destra',Emanuele Conti, 22 anni; Andrea Attilia 'Il Bulgaro', 22 anni tra pochi giorni; Roberto Sabuzi 'Il Capitano', 42 anni; Daniele Pinti 'Danielone', 21 anni; Gianluca Colasanti, 23 anni; Francesco Massa 'Er Ditta', 39 anni; Giampiero Celani, 29 anni; Martin Avaro, 28; Furio Natali, 43 anni; Matteo Costacurta, 24; e l'unica donna, Michela Ussia, 26 anni. Del gruppo 13 sono detenuti in carcere; uno, Colasanti, è ai domiciliari; 5(Pompili, Pinti, Avaro, Natali e Ussia) sono a piede libero; e uno, Massa,invece, è latitante dal marzo scorso.Il legame con la morte di 'Gabbo dj' è comunque un elemento sia per l'accusache per la difesa. Perché molte intercettazioni sono connesse a quei giorni,alla sera degli assalti alle caserme, a quella concitazione - argomentanoalcuni difensori - e quindi può essere in qualche modo spiegata. Così puòessere per alcune intercettazioni riferibili a Turchetti, che era con Sandriad Arezzo. O per Ceci che raggiunge l'amico nell'autogrill di Badia al Pino.Da febbraio ad oggi il castello dell'accusa ha comunque retto. Pochi sonoquelli che nel "merito" hanno ottenuto un provvedimento favorevole da partedel riesame.L'estremismo di destra è un legame tenue e causa per querele didiffamazione", si spiega. Al tempo stesso Avaro e Pinti sono esponentiriconosciuti di Forza Nuova. Il secondo è stato scarcerato dopo pochigiorni, nel febbraio scorso, e nei suoi confronti non è stato emesso alcunobbligo di legge. Avaro, che ha una pagina su wikipedia ed è stato candidatoalle elezioni con il movimento guidato da Roberto Fiore, è anche comparsonel documentario di Claudio Lazzaro: Nazirock, girato in occasione del campod'azione a Marta, vicino Viterbo, nel 2006.Avaro è accusato in concorso con Ferrari, Pinti e Nozzetti, e con altri nonidentificati, in numero superiore a dieci, perché nell'ottobre del 2007, peralcuni giorni, avrebbe occupato un immobile dell'Atac in viale Etiopia.Nulla c'entra quindi Avaro con l'aggressione a Villa Ada. Anche se ècoinvolto nella rissa avvenuta, pochi mesi fa, fuori l'università laSapienza. Il processo per lui comincerà a novembre. Sotto accusa però, inquella vicenda, ci sono anche due giovani di sinistra che avrebberomaterialmente iniziato lo scontro con quelli della contrapposta partepolitica.Ferrari, Frioni, Ceci e Pompili - invece - insieme con altri dovrannorispondere del blitz al concerto della 'Banda Bassotti'.Per gli altri coinvolti nella inchiesta del pm Saviotti ci sono le accuseconnesse agli scontri di novembre, dopo la morte di Sandri, el'organizzazione dei raid ripetuti al telefono e pensati nei localiExcalibur Scottish Pub e Presidio. I capi dell'associazione a delinquere -secondo il pm - erano Petrella, Ferrari, Attilia, Turchetti e Ceci.

sabato 6 settembre 2008

Di Carla Corciulo, Responsabile regionale scuola prc/se e, soprattutto, un'insegnante.

Potrebbe stupire il desiderio di una rilettura nostalgica della scuola del passato da parte della Ministra Gelmini, giovane e cresciuta nella scuola post-sessantottina, in quella scuola che oggi vuole distruggere, restituendole una veste da primi anni del novecento.
Le “invenzioni” estive esprimono, apparentemente e in parte, interventi demagogici e restauratori (voto in condotta, grembiulino uguale per tutti, voti anziché giudizi), ma principalmente rivelano le reali intenzioni di questo Governo: interventi drastici mirati al risparmio e a recuperare denaro sulla spalle della Scuola pubblica, a totale vantaggio della scuola privata.
Una controriforma autentica, che non si occupa né di pedagogia né di didattica: l’unico, devastante obiettivo è la distruzione della Scuola pubblica, che diverrà il ghetto dei poveri, degli ultimi.
La proposta di trasformare in fondazioni private le scuole pubbliche va ben oltre l’idea di una riforma democratica degli organi collegiali: si tratta di avviare migliaia di piccoli consigli di amministrazione, che avranno il compito di procacciare denaro per il funzionamento, quindi il sapere al servizio del miglior offerente.
L’idea di assunzione diretta dei docenti da parte dei dirigenti lascia profilare un concetto di scuola-azienda, dove la democrazia (concorsi, collegialità) diverrà una parola desueta.
Il ritorno al maestro unico, il tuttologo, sarà la grande nuova magia per un risparmio colossale per le casse dello stato: chiusura, nei fatti, del tempo pieno, fine di apprendimenti specifici, abolizione di una progettualità diffusa, espressa dalle contemporaneità dei docenti, diminuzione dei tempi curricolari (tranne che per l’insegnamento della religione cattolica), ma migliaia di posti di lavoro in meno.
Studenti e lavoratori della scuola, precari e non, che si apprestano ad avviare il nuovo anno scolastico dovranno affrontare questa idea di scuola lanciata dalla Ministra Gelmini, ma ancor di più questa idea di società, dove, nonostante le belle parole enunciate sulla centralità della persona, le persone non avranno più alcuna garanzia del diritto alla conoscenza, del diritto al sapere, di una scuola uguale per tutti, della libertà di insegnamento, di una scuola che si fonda sulla Costituzione
( la Costituzione va applicata, non enunciata a parole), di una scuola democratica.
Il Partito della Rifondazione Comunista denuncia e combatte questo disegno di scuola e di società e, consapevole della grande risorsa della Scuola Pubblica, che ha saputo contrastare i tanti tentativi per ridurla al silenzio, si pone al fianco degli studenti e dei lavoratori della scuola , che, con le loro lotte sapranno osteggiare il nefasto disegno di questo governo di destra.
Carla Corciulo

venerdì 5 settembre 2008

Rifondazione comunista SPA

Vi è ormai, da quando la gestione del partito è in mano ad una controllata del gruppo Ferrero, la PRC SPA, avente come amministratore unico Grassi e come consiglieri di amministrazione, Bellotti, Giannini, De Cesaris, una tendenza all’ars dicendi vulgare, pietosa e irritante.

Si è scatenato, con buona pace delle trasformazioni subite dalla nostra società e della spietatezza del governo nazionale che in pochi mesi ha mandato in fumo pezzi consistenti del welfare , una lotta a chi afferma la stoltezza più grande.

Si va dalle scomuniche di Ferrero ai compagni calabresi, al socialismo da cattedra di Fosco Giannini( che ci insegna ad essere buoni bolscevichi), a Grassi, ai dettati di Bellotti sull’operaismo militante in una società post industriale.

Ci si chiede, in questo clima surreale, quale debba essere la bussola, si riflette sugli attacchi continui che hanno ricevuto i compagni delle istituzioni, durante la fase congressuale, ci si interroga sull’opportunità di proseguire un viaggio verso l’autodistruzione.

Penso alla situazione del Lazio, allo sforzo, quasi miracoloso, di questa regione nel tappare il buco di 10 miliardi lasciato da Storace, all’impegno del nostro partito nel mantenere, nonostante il chiaro disegno della sanità privata, una sanità ancora pubblica.

A questo punto, la domanda è una, chi ci indicherà il cammino?
Magari Bellotti, o i suoi referenti locali, che ci vorrebbero fuori da ogni istituzione, oppure Grassi, che oscilla come un pendolo, o magari, chissà, si potrebbe pensarla come Democrito(aspettare che i vari atomi si aggreghino da soli).

Questa fase di stallo, altrimenti nota come gestione unitaria, offende le intelligenze di un militante, consegna il nostro partito ad uno stallo senza precedenti, ci relega al ruolo di spettatori in quella che sembra una commedia agrodolce.

L’SPA è la, noi, gli azionisti di minoranza, assistiamo alla speculazione di Ferrero, all’impennata delle azioni quando da ex ministro attacca i compagni che lavorano nelle istituzioni.

Con ironia, non sarebbe il caso di cedere le nostre azioni a Di liberto?
Visto che si avvicina ottobre, magari senza i(rifondatori della sinistra) riuscirebbero a fare una nuova rivoluzione di ottobre.

Giuseppe C

mercoledì 9 luglio 2008

Torneo antirazzista

Si è svolto ieri nel parco Meda, in occasione del festival delle culture giovanili, il torneo di calcetto antirazzista.
Come è ovvio, non poteva mancare la nostra squadra "stella rossa" composta da un mix tra comunisti, calabresi o entrambe le cose.
Le altre compagini erano formate da ragazzi rom.
Prescindendo dal gioco, la nostra squadra si è piazzata rocambolescamente al secondo posto, è stata un'iniziativa semplice che ha portato un lume di speranza e ha innescato un virtuoso circolo antirazzista.
L'iniziativa, patrocinata dalla vicepresidenza del v municipio(compagno Antonio Medici), arriva proprio nei giorni in cui la pololazione si sta svegliando, piano piano, dalle pazzie imposte dal governo e dai media.
Due giorni fa, l'arci e altri pezzi dell'associazionismo hanno dato vita ad una raccolta simbolica di impronte digitali, ciò per mandare un messaggio chiaro che la delinquenza non è legata alle etnie.
Dico ciò da calabrese, praticamente i rom e i rumeni stanno raccogliendo la nostra eredità "mediatica" che bombardava i nostri emigrati in nord Italia e in Germania.
Sovente campeggiavano titoli discriminatori sui girnali, del tipo:"calabrese rapisce donna".
Iniziative come queste servono come testa d'ariete per scardinare i prgiudizi che il sistema mediatico ci impone.
Alla prossima.

Giuseppe

martedì 8 luglio 2008

BERLUSCONI GIOCA AL GIOCO DELLE 3 CARTE.

Berlusconigioca alle trecarte. Promette 1 ml «omaggio al Papa», poi taglia i fondi

Italiani, brava gente. E negli aiuti internazionali non facciamo eccezione. Il premier Silvio Berlusconi, a margine del vertice dei G8, ha assicurato infatti che il nostro Paese, «nonostante un debito pubblico al 106%, farà la sua parte», soprattutto nei confronti dell'Africa che è dal G8 di Genova al centro delle promesse (mancate) dei Grandi. Berlusconi ha anche detto di essere in «totale sintonia con la Chiesa cattolica» e con il Papa, che ha invitato il G8 a fare di più per i paesi poveri. Non si è capito, però di che cosa parlasse il premier quando ha sostenuto che «l'Italia ha fatto il massimo stanziando un miliardo di dollari». Magari è una buona notizia, perché parlava di nuovi stanziamenti. La realtà cui, però, l'hanno richiamato sia il presidente delle Ong italiane Sergio Marelli, sia la portavoce europea della Campagna Onu Marina Ponti, è che nella cosiddetta "manovra d'estate", con il DL n. 112 del 25 giugno scorso a partire dal 2009 si prevede un taglio delle risorse destinate agli aiuti di 170 milioni di euro. L'Italia, peraltro, destina ad oggi appena lo 0,19% del Prodotto Interno Lordo in Aiuto Pubblico allo Sviluppo ed è il fanalino di coda dell'Unione europa dove molti paesi hanno già superato lo 0,33% già nel 2006 come previsto dagli accordi internazionali. Un po' pochino per presentarsi con i conti a posto all'appuntamento con la presidenza nostrana del G8.

domenica 6 luglio 2008

La costituzione spagnola non assegna alcun privilegio alla chiesa, quella Italiana?


I socialisti spagnili vogliono abolire i simboli cattolici dalle istituzioni; e dunque niente più funerali cattolici di Stato ma neanche più crocefissi nelle aule in cui si celebrano atti pubblici
I socialisti spagnili vogliono abolire i simboli cattolici dalle istituzioni; e dunque niente più funerali cattolici di Stato ma neanche più crocefissi nelle aule in cui si celebrano atti pubblici.La direzione del partito ha proposto all'assise del 37esimo congresso, iniziato ieri a Madrid, un emendamento che raccoglie le istanze presentate da una serie di federazioni e che sarà votato oggi. L'emendamento contiene un severo alto-là alla Chiesa cattolica che «deve essere cosciente», recita il testo, che la Costituzione «non le assegna nessun privilegio».L'intenzione è quella, come ha detto il premier Josè Luis Rodriguez Zapatero durante il congresso, di «non fare un passo indietro» nel suo progetto di consolidare e estendere le libertà e i diritti. Il Psoe riafferma che «la concezione laica dello Stato è un segno di identità del bagaglio politico del socialismo»; e come necessità conseguente, il Psoe segnala «la sparizione della confessionalità che rimane negli spazi e nelle pratiche delle istituzioni pubbliche, come è il caso dei funerali di Stato o dei simboli religiosi negli atti pubblici».06/07/2008

venerdì 4 luglio 2008

FERMIAMO LA CHIUSURA DEL MUSEO STORICO DELLA RESISTENZA(ESTRATTO DAL SITO NAZIONALE DEL PRC)

Fermiamo la chiusura del Museo storico della Resistenza
Dipartimento nazionale per l’antifascismo del PrcFederazione di Roma del Prc
Non basta la minacciata cacciata dei dipendenti pubblici definiti ‘fanulloni’, ennesima etnia da eliminare. Il ministro Brunetta scioglie per decreto gli enti pubblici ‘inutili’ secondo la legge del mercato, cioè che non fruttano denaro. Quale migliore occasione per eliminare il Museo Storico della Resistenza di Via Tasso?
Come i Romani sanno, il museo è allocato nel palazzo che fu sede dell’Ambasciata tedesca negli anni del fascismo, e adibito a carcere e luogo di tortura durante l’occupazione nazista a Roma. Sono conservate al suo interno le celle con i muri coperti di graffiti tracciati dai partigiani prima di essere fucilati.
Il Museo rientra nel decreto legge di Brunetta: oltre a non produrre denaro, ha meno di 50 dipendenti, anzi ne ha uno solo, il protiere Agostino, in quanto prestano lavoro volontario tutti gli altri, Parisella, Mogavero, giovani ricercatori sempre disponibili a illustrare la memoria di chi combatté e morì per fare dell’Italia una Repubblica democratica. Ogni giorno gruppi, turisti e soprattutto scolaresche di ogni ordine e grado entrano in Via Tasso e ne escono con un elemento di conoscenza e di coscienza in più.
La chiusura di Via Tasso, insieme a quella dell’Istituto nazionale per la Storia del movimento di Liberazione in Italia, è l’ennesimo insulto alla Repubblica e al popolo italiano, da parte di un governo che lascia ogni spazio al peggior revanscismo nazifascista, dimenticando di essere stato eletto da libere elezioni e non dal plebiscito di mussoliniana memoria.
Esprimendo la piena solidarietà agli uomini e alle donne che mantengono in attività il Museo di via Tasso, sollecitiamo gli antifascisti romani e in primo luogo i nostri compagni e compagne a esprimere in tutte le sedi la più forte protesta, e chiediamo al Presidente Napolitano di intervenire.3 Luglio 2008

giovedì 5 giugno 2008

Estratto da liberazione(discussione al vertice fao sulla questione dei biocarburanti)

Ivan Bonfanti
Se l'impennata dei prezzi alimentari è stata la protagonista ufficiale del vertice Fao, in un modo o nell'altro la materia del contendere e al centro delle polemiche più sentite si è tradotta soprattutto in una parola: biocarburanti. Poco o nulla si è infatti discusso delle politiche alimentari del Nord del mondo, dei sussidi statali, dell'aumento della domanda o del ruolo letale del mercato dei futures, i titoli speculativi sul mercato alimentare, tutti temi che concorrono - se non di più, almeno quanto i biofuel - alla crisi del cibo che ha già fatto sentire effetti negativi in oltre 30 Paesi con carestie, razionamento del riso e rivolte popolari contro i prezzi troppo alti, con un vortice che minaccia di allargarsi ad altre aree del mondo. Che la poderosa crescita delle coltivazioni destinate alla produzione di biocarburanti abbia avuto un impatto sulla corsa al rialzo dei prezzi delle derrate alimentati è opinione condivisa, ma sull'entità di questo impatto le analisi divergono in modo brutale. A seconda degli interessi particolari, naturalmente. Cosa sono I biocarburanti possono essere di vario tipo. Usano l'energia contenuta nei materiali organici - cereali come canna da zucchero o frumento - per produrre combustibili alternativi a quelli basati sul fossile come il petrolio. Il bioetanolo è il più diffuso, ma vi è anche il biometanolo, il bioidrogeno, il biodiesel, gli idrocarburi sintetici e gli olii vegetali. Le prime produzioni risalgono a circa 30 anni fa.Perché NoSecondo il fronte contrario ai biocarburanti, largamente maggioritario (quello favorevole è limitato quasi esclusivamente a chi li produce), la produzione di bioetanolo e simili avrebbe contribuito con un poderoso 40% alla crescita dei prezzi del riso. I critici accusano inoltre la produzione di biocarburanti come sostanzialmente «immorale», perché sottrae campi destinati all'agricoltura rimpiazzandoli con un business destinato fondamentalmente all'uso di automobili. La crescita del biofuel, dicono, è alla base della crescita smisurata dei prezzi degli alimentari. Tra i critici, gli esponenti più attivi sono stati in questi due anni il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, e il relatore speciale sul diritto all'alimentazione per la Commissione sui diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, lo svizzero Jean Ziegler.Altro elemento di critica è il consumo sfrenato di acqua, con una statistica approssimativa che indica in circa 4mila i litri di acqua necessari per produrre un solo litro di biodiesel. Alla fine del processo produttivo, sostengono un bel po' di ricercatori ed esperti del settore, il bioetanolo consuma più energia di quanta se ne ricavi in seguito dalla combustione. Secondo Coldiretti, ad esempio, per soddisfare la domanda energetica degli automobilisti italiani (nel nostro Paese sono presenti la mostruosità di ben 35 milioni di macchine), gli oltre 13 milioni di ettari di superficie coltivabile in Italia non sarebbero neppure sufficienti. Si tenga inoltre presente che la produzione dei biocombustibili, fino ad oggi, gode di sussidi superiori a quelli che si possono ottenere producendo cereali per il mercato alimentare - che già di partenza è meno redditizio dei biocombustibili, con una tendenza che promette solo rialzi.L'International Food Policy Research Institute (Ifpri), ha concluso che «i biocarburanti hanno contribuito fino ad oggi almeno del 30% al rialzo dei prezzi alimentari. Il primo effetto, il più diretto, è la sottrazione di terre che prima erano destinate al frumento o ad altre produzioni agricole». Conclusioni del tutto simili a quelle di Barbara Stocking, responsabile dell'Oxfam, che ieri ripeteva a delegati e cronisti: «E' assurdo continuare a sovvenzionare una energia fatta a scapito della produzione alimentare, in un mondo dove milioni di persone continuano a morire di fame. Per fare il pieno di un Suv ci vuole esattamente tanto etanolo quanto il grano che sarebbe sufficiente a riempire lo stomaco di una persona». Nel 2006 ben 100 milioni di tonnellate di cereali sono state spostate dal consumo alimentare a quello energetico. Un punto cruciale, sottolineato dal direttore Fao Jacques Diouf, che ha accusato anche le politiche di sussidi: «Nessuno capisce come 11- 12 miliardi di dollari di sussidi nel 2006 e politiche di tariffe agevolate abbiamo avuto l'effetto di spostare 100 milioni di tonnellate di cereali dal consumo umano soprattutto per soddisfare la sete di biocarburanti». Un altro pericolo in agguato - spiegano i contrari - è quello legato al rischio di danneggiare la biodiversità: alcuni operatori stanno deforestando la Malesia per fare piantagioni a canna da zucchero o olio da palme. Per questo l'Ue sta predisponendo delle certificazioni ambientali che dovrebbero offrire delle garanzie sui biocarburanti importati. Perché SìIn parte il biofuel ha contribuito sulla crisi alimentare - ammettono anche i più strenui difensori della produzione - ma il suo impatto non supererebbe il 5%. Il presidente brasiliano, Luis Ignacio Lula da Silva, nella sala congressi della Fao ha difeso con forza la scelta del Brasile, che si è buttato sui biocarburanti sfruttando anche un clima favorevole soprattutto alla canna da zucchero per il bioetanolo. All'oggi il Brasile è il primo produttore al mondo, al suo interno i biocarburanti riescono a soddisfare circa il 40% della domanda energetica per il trasporto. A Roma Lula ha contrattaccato: «Incolpare i biocarburanti o l'etanolo per la crescita dei prezzi dei prodotti agricoli è strumentale». «Trovo quindi paradossale che a guidare la guerra alla biocarburanti siano gli stessi che per decadi hanno mantenuto politiche protezioniste volte a mantenere alti i prezzi agricoli con una politica del profitto che ha affamato i contadini del Sud del mondo». Da tutt'altra ottica, ma sempre favorevole nelle conclusioni, la posizione degli Stati Uniti, altro Paese produttore (con larghe sovvenzioni). Anche il segretario Usa all'agricoltura, Ed Shafer, ha detto che «non sono i biocarburanti ad aver spinto al rialzo i prezzi di alimentari e derivati. Semmai la vera domanda sui biofuel riguarda l'impatto energetico e il consumo di acqua». Inoltre, fanno notare i produttori, il biocarburante è rinnovabile, dal momento che i campi sono riutilizzabili, anche se questa affermazione non tiene conto delle energie (acqua in primis) che vengono usate per le coltivaziuoni e che non sono affatto rinnovabili. Infine, sostengono i favorevoli, i biocarburanti darebbero la possibilità di combattere l'effetto serra, dal momento che inquinerebbero meno. Inquinano?Eppure anche sull'impatto del combustibile nell'atmosfera le posizioni sono discordanti. La prima realtà è che anche i biocarburanti inquinano, ma la maggior parte dei biofuel rilascia meno carbon fossile dei derivati dal petrolio. Permangono tuttavia delle differenze. Il bioetanolo prodotto in Brasile dalla canna da zucchero inquina circa l'80% in meno del petrolio. Quello prodotto negli Stati Uniti dal frumento, al contrario, rilascia solo il 10% in meno di emissioni di gas serra, ma senza contare i combustibili e i fertilizzanti che vengono adoperati per produrlo, dunque siamo al livello del petrolio, o giù di lì. Un chilo di biodiesel di prima generazione da soia o colza emette invece circa la metà del Co2 rilasciato dell'aria da un chilo di gasolio. Rispetto al petrolio tuttavia il biodiesel rilascia nell'atmosfera un numero decisamente inferiore (circa il 70% in meno) di benzopireni (idrocarburi aromatici polinucleati), così come non ha emissioni di diossido di zolfo e il suo carburante ha un'incisività minore (quasi la metà) nell'emissione di polveri sottili. Tuttavia per produrli è stato spesso necessario deforestare aree boschive, che non solo emettono energia pulita ma hanno soprattutto il vantaggio di trattenere una rilevante quantità di carbon-fossile.

mercoledì 4 giugno 2008

massoneria deviata e 'ndrangheta

MASSONERIA DEVIATA E ‘NDRANGHETA
di Stefano Russo

Senza la pretesa di essere esaustivo, mi soffermerò su un'altra questione intimamente connessa al sistema mafioso: la massoneria deviata.
Ogni qual volta in Calabria succede un fatto mafioso, grave o meno, il mondo politico cerca di defilarsi ovvero si nasconde dietro le parole come “Stato” “Democrazia”, oppure organizza dibattiti, spot politici senza scendere nel ventre della bestia che sta divorando e cercando di impaurire l’altra parte della Calabria: quella onesta, quella giovane, quella che è la maggioranza.
In Calabria i dati sulla condizione sociale sono preoccupanti: il 30% di lavoro nero, il 40% di disoccupazione, e i nostri politici, calabresi e non, che fanno? Dovrebbero dare risposte certe, essere la guida del risveglio economico-sociale, dare esempi etici e non clientelari… E invece, apprendo che una parte di loro è facilmente corruttibile, iscritta nei registri della procura per associazione mafiosa, collegata alla massoneria deviata (che impera nella nostra città), chiede voti ai mafiosi in cambio di favori, adotta sistemi clientelari: in altre parole, usando un termine manzoniano, sono dei “Bravi”.
Il dott. Boemi, magistrato antimafia, ha descritto in questi termini l’evoluzione della ‘ndrangheta: «L’affiliazione calabrese avviene in due modi. In Calabria si diventa mafiosi per generazione, per casato, per discendenza, per il semplice fatto di essere nato in una famiglia mafiosa. Si diventa mafiosi però anche per esigenza, in mancanza di lavoro, per l’assoluta impossibilità di avere di fronte uno Stato che risponda nei modi essenziali alle esigenze di vita di un giovane.» Una risposta ai giovani potrebbe essere quella di un salario minimo garantito (con gli adeguati controlli). Si darebbe l’opportunità di sganciarsi dai lavori al nero e lavori illegali.
Un altro sarebbe quello di aprire centri d’aggregazione sociale e culturale (nella nostra città manca il teatro, esiste solo un cinema, non esistono aule polifunzionali o un centro multimediale pubblico). Dai politici vogliamo queste risposte e non quelle che ci sono date dai massoni. La massoneria è stata spesso legata a doppio filo con la mafia. Lo scrive ancora il procuratore Boemi: «pericolosi mafiosi legati a famiglie potentissime sono massoni e tramite la stessa riescono ad agganciare il mondo politico.» In uno dei rapporti antimafia si legge: «Alla fine degli anni 70 iniziano ad essere segnalate dalla magistratura ipotesi di collegamenti occulti tra criminalità organizzata calabrese e massoneria, quali segnali preoccupanti di una nuova forma d’inserimento nei circuiti del potere.»
Nella seconda metà degli anni Settanta la 'ndrangheta si trova di fronte ad un bivio: continuare ad essere un’organizzazione criminale dedita ad estorsioni e sequestri di persona, oppure fare un salto di qualità e inserirsi nei circuiti del potere per trasformarsi in “mafia imprenditrice”, in soggetto economico e politico autonomo, capace di interloquire con i rappresentanti delle istituzioni, delle amministrazioni pubbliche, dei partiti, e offrire i propri “servizi” nel settore degli appalti, nella raccolta dei consensi elettorali, e così via. Per fare questo la 'ndrangheta si trovò nella necessità di creare una struttura nuova, elitaria, una nuova dirigenza, estranea alle tradizionali gerarchie dei "locali", in grado di muoversi in maniera spregiudicata, senza i limiti della vecchia onorata società e della sua subcultura, e soprattutto senza i tradizionali divieti, fissati dal codice della 'ndrangheta, di avere contatti d’alcun genere con i cosiddetti "contrasti", cioè con tutti gli estranei alla vecchia onorata società. Nuove regole sostituivano quelle tradizionali, che non scomparivano del tutto, ma che restavano in vigore solo per la base della 'ndrangheta, mentre nasceva un nuovo livello organizzativo, appannaggio dei personaggi di vertice che acquisivano la possibilità di muoversi liberamente tra apparati dello Stato, servizi segreti, gruppi eversivi. L'ingresso nelle logge massoniche esistenti, o in quelle costituite allo scopo, doveva dunque costituire il tramite per quel collegamento con ruoli e funzioni appartenenti a figure sociali per tradizione aderenti alla massoneria, vale a dire professionisti (medici, avvocati, notai), imprenditori, funzionari della Pubblica Amministrazione, uomini politici, rappresentanti delle istituzioni, tra cui magistrati e dirigenti delle Forze dell'ordine. Attraverso tale collegamento la 'ndrangheta riusciva a trovare non soltanto nuove occasioni per i propri investimenti economici, e per le proprie movimentazioni finanziarie e bancarie, ma sbocchi, prima impensati e impensabili, nella politica e nell'Amministrazione e, soprattutto, quella copertura, realizzata in vario modo e a vari livelli (depistaggi, vuoti d’indagine, attacchi d’ogni tipo ai magistrati non arrendevoli, aggiustamenti di processi, etc.) cui è conseguita per molti anni non solo una sostanziale impunità della 'ndrangheta, ma anche una sua capacità di rendersi invisibile alle istituzioni…
Mi domando come mai nessun partito o leader politico abbia parlato nella propria campagna elettorale di mafia.
Marcello Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia, è stato condannato in primo grado per mafia. Poteva essere un argomento di campagna elettorale potentissimo, ma nessuno ha osato. La lotta alla mafia non sarà mai una priorità nè per il centrodestra nè per il centrosinistra.
Cari lettori resistete: la mafia potrà essere sconfitta solo se nei nostri comportamenti e ragionamenti quotidiani essa rimarrà emarginata e rifiutata… resistete, ribellatevi, lottate ovunque siate…

martedì 3 giugno 2008

18 POLITICO PER TUTTI

I giovani comunisti di casal bruciato appoggiano, sostengono e si impegnano a diffondere la petizione in atto che l’unione degli universitari di Roma ha avviato.
Riteniamo legittimo che tutti gli studenti fuori sede non residenti paghino l’abbonamento ai servizi di trasporto pubblico 18 euro anziché 30.
La sperequata situazione vigente lascia gli studenti fuori sede in una posizione deteriore rispetto agli studenti residenti

Invitiamo tutti i compagni e le compagne, studenti e studentesse a diffondere e sottoscrivere la petizione direttamente sul sito dell’ “uduroma”: http://www.uduroma.altervista.org/

Vincere questa battaglia consentirebbe di far risparmiare a migliaia di studenti molti soldi.

Grazie a quanti sosterranno questa piccola grande lotta.

I GIOVANI COMUNISTI DI CASAL BRUCIATO

Qui di seguito il testo dell’appello:
parte la campagna: 18 politico per tutti/e


Roma conta più di 10 università, fra pubbliche e private, per un ammontare di 275mila studenti universitari, che giornalmente si spostano per la città, dalla periferia al centro e dai paesi limitrofi all'urbe come nel caso degli studenti pendolari.
La mobilità degli studenti non può essere gestita semplicemente come servizio accessorio, ma è necessario affermare il principio che il diritto alla mobilità è una componente fondamentale del diritto allo studio, in quanto garantisce ad ogni studente la possibilità di seguire il proprio percorso di studi, indipendentemente dalla città di residenza.
Per questo riteniamo che il Comune di Roma e l’agenzia A.T.A.C, che ne gestisce i trasporti, violino questo principio. L'abbonamento ridotto a 18 euro piuttosto che a 30 è concesso solo a studenti al di sotto dei 26 anni, che siano residenti nel comune di Roma o vincitori di borsa di studio....

Dagli affitti in nero all'abbonamento dell'autobus lo studente fuori sede è considerato come un fantasma dalla città di Roma, che troppo spesso si dimentica di lui, pur sfruttandolo come risorsa soprattutto economicaPertanto rivendichiamo il riconoscimento della soggettività e dell’autonomia dello studente fuorisede e pendolare, portatori di necessità maggiori rispetto allo studente residente.Con questa petizione chiediamo all'A.T.A.C., in collaborazione con le istituzioni locali, Comune, Provincia e Regione, di abolire il limite di residenza nel comune di Roma e di età di 26 anni sugli abbonamenti ridotti, garantendo a tutti gli studenti -universitari e dell’A.F.A.M.- fuorisede, pendolari e fuoricorso

sabato 31 maggio 2008

Cara liberazione,

ti scriviamo per un ennesimo fatto di fascismo subito, un’altra aggressione consumata sulla nostra pelle, un ennesimo atto di negazione forzata della libertà di espressione.
Ad averlo subito sono stati due ragazzini, due giovani coltivatori di sogni, speranze, nonostante un contesto sociale che ci spinge ad una guerra tra i penultimi contro gli ultimi.
I due giovani, che per tutelare la loro incolumità non nomineremo, sono stati selvaggiamente picchiati per una colpa ormai imperdonabile: uno di loro portava, nel quartiere San Basilio di Roma, una maglia di “Che” Guevara.
Ora, gli elementi in campo sono così definiti nei loro connotati da risultare quasi irreali.
La paura più grande che ci pervade è una, ossia, che spaccati così duri di molte realtà cittadine possano, per il loro copioso manifestarsi, essere inglobati dalla spirale dell’indifferenza sociale.
Infatti, nel nostro piccolo grande paese c’è, da alcuni mesi, una tendenza assurda: l’assuefazione alle dinamiche più cruente, alle oppressioni più brutali, alle più becere mortificazioni della condizione umana.
Pensiamo alla ormai persecuzione in atto verso i Rom, alla mafia che è riconosciuta come sistema e alla pratica accettata della mistificazione del vero.
L’art 21 della costituzione enuncia la libertà di manifestazione del pensiero, con scritti, parole ed ogni altra modalità che non rappresenti turbativa dell’ordine pubblico.
È realmente possibile fare ciò? Se si considerasse quanto è accaduto ai due ragazzi, si dovrebbe rispondere in maniera negativa.
Ma a cosa è dovuta tanta follia?
Probabilmente la risposta va ricercata nella modalità con cui viene tutelata la giustizia sociale, una giustizia usata come corpo inorganico, una giustizia, semplicemente, forte con i deboli e debole con i forti.
Non vogliamo divagare da quello che è il nostro sfogo principale, ma troviamo ingiusto che gli strumenti mediatici non approfondiscano il clima di odio alimentato, il via libera dato alla persecuzione di chi non è conforme ai meccanismi di equidistanza creati; se dei ragazzi vengono aggrediti per un motivo così futile l’interrogativo deve essere di portata generale.
Anche l’essere di sinistra viene buttato nel calderone insieme al resto, viene sempre esclusa la matrice politica ad aggressioni subite, tutto è riconducibile sempre all’insofferenza giovanile dei tempi.
La questura chiama risse dei chiari atti di violenza unilaterale, portati avanti, a Roma e non solo, da soggetti purtroppo protetti da lobby e pezzi di politica, ben documentati dal documentario nazirock (ndr).
Tutti uguali e dunque teste calde, chi esclude che sia avvenuto l’olocausto Ebreo e chi riconduce il suo pensiero al filone culturale che ha liberato questo paese dal nazi-fascismo, chi negli anni passati tentò il colpo di stato Borghese con l’aiuto della ndrangheta calabrese e chi invece crede che un altro mondo sia possibile.
Insomma, il revisionismo storico, indirettamente, si è abbattuto, con buona pace dei media e dei governanti, su due ragazzini colpevoli di volersi esprimere.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare. Autore: Brecht

Valerio Colella valeddu@yahoo.it
Giuseppe Curcio kyterion@hotmail.it

venerdì 23 maggio 2008

situazione debiti regione lazio(estratto da liberazione)

Luigi Nieri
Non è facile spiegare a un lettore, seppur informato e attento, come può esserlo quello di Liberazione , cosa significa avere a che fare con la finanza - quella del ventunesimo secolo - quando si governa un ente complesso come la Regione Lazio. Provo a sintetizzare la vicenda infinita e paradossale dei debiti della nostra Regione. 10 miliardi cumulati senza troppi patemi ai tempi del governo di Storace. Una parte di quei miliardi era costituita da fatture da pagare a fornitori della sanità. Quelli erano tempi in cui non si controllava se alle fatture corrispondeva o meno una prestazione o un servizio, veri. Far emergere quel debito non è stato facile. Ci sono stati mesi e mesi di lavoro da parte degli uffici nel nome della trasparenza. Sempre nel nome della trasparenza abbiamo invitato i fornitori a farsi avanti e ad accettare una nostra proposta di transazione del debito pregresso. Quelle fatture infatti producono un interesse annuo pari addirittura al 10%. Un tasso di interesse che sfiora quello per cui scatta il crimine di usura. Una fetta significativa di fornitori si è palesata. Si è fatta riconoscere. Ha mostrato i propri titoli. Ha deciso di accettare la proposta di transazione che prevedeva da una parte la rinuncia agli interessi di mora e all'azione legale, dall'altra l'assicurazione del pagamento in tempi finalmente certi. Un'altra fetta non meno significativa di titolari di fatture non si è fatta viva nonostante le nostre sollecitazioni pubbliche. Indifferenza? No! Cinismo tattico e speculativo. Nel tempo è accaduto che piccoli e medi fornitori sono stati contattati da società finanziarie che hanno proceduto a un vero e proprio rastrellamento su base regionale delle fatture insolute. Le hanno comprate a prezzo inferiore rispetto a quanto dovuto dalla regione al fornitore originario. In questo caso il creditore ha preferito un pagamento immediato e ridotto piuttosto che un pagamento integrale ma incerto nei tempi. Le società finanziarie che si sono comprate le fatture avevano a disposizione una liquidità infinita. Per meglio capirci, si tratta di società che possono decidere di acquistare fatture per centinaia di milioni di euro e per anni non richiederne l'esazione. Società che si vergognano a presentarsi all'esterno, tanto che nell'era della comunicazione digitale non è facile rintracciarle sul web. Alcune di queste società hanno chiesto e ottenuto da giudici onorari il pignoramento delle casse regionali per centinaia di milioni. Tutto lecito (o quasi) ma una domanda sorge spontanea. Da dove provengono i fondi infiniti di cui dispongono queste società? Le società finanziarie d'assalto in realtà sono appendici di multinazionali della finanza che spostano capitali con una facilità imbarazzante. Sono la punta di diamante di un mercato immorale, senza regole. Si tratta di società che si finanziano utilizzando fondi rischi di società internazionali in un gioco di scatole cinesi che dal Lazio conduce in Olanda e finisce, ad esempio, negli hedge funds americani. Sono disposte a mettere in ginocchio la sanità di una regione per pochi spiccioli. Spiccioli sono infatti per loro gli interessi che incassano grazie alla questa tattica attendista. Spicciolo su spicciolo hanno costruito sulla pelle delle persone le loro fortune. Contro queste finanziarie stiamo reagendo in giudizio ma crediamo sia opportuno farlo anche fuori dalle aule di giustizia. Vogliamo chiarezza. Chiediamo a questi signori, alcuni dei quali sappiamo essere frequentatori di salotti romani, di venire a discutere con noi le procedure trasparenti di pagamento. Proponiamo loro di firmare un codice etico che li impegni a evitare azioni che mettano in futuro a rischio i diritti dei cittadini, primo fra tutti il diritto alla salute. La sanità privata laziale è stata un luogo di malaffare. La destra ci ha sguazzato. Un pezzo della sanità privata si incrocia con il mondo dei costruttori. A questo modello di finanza noi opponiamo la nostra finanza, quella etica. Un modello che ad esempio, ci ha portato a sostenere un progetto come il microcredito per il quale sono state investite ingenti risorse. Quasi 13 milioni di euro. Uno strumento, questo, basato su prestiti a condizioni più che vantaggiose, in grado di sottrarre famiglie e imprese alle difficoltà cui ci si espone a seguito di forti indebitamenti. Il generale impoverimento dei lavoratori, dei precari, delle famiglie, infatti, rischia di gettare migliaia di persone nel giogo della disperazione. Contro questo pericolo è fondamentale creare una rete solidale e virtuosa. Qualcuno sostiene che si tratta di argomenti poco opportuni per un assessore al Bilancio. E qui sta il punto. Oggi più che mai sono convinto dell'importanza di sottrarre terreno a quella parte di mercato fuori controllo e, in alcuni casi immorale, il controllo delle vite. Un obiettivo che è possibile raggiungere solo ridando forza e centralità a quei progetti di governo che mettono al centro delle proprie politiche la questione dei diritti anziché il mero profitto.23/05/2008

giovedì 15 maggio 2008

Detassazione degli straordinari, il grande inganno.

Sembra scontato che la prima misura presa dal governo Berlusconi, eccetto i primi provvedimenti xenofobi(commissario anti-rom), sarà quella della detassazione degli straordinari.

L'assetto mediatico saluta il futuro decreto come una mano santa capace di incidere su crescita, potere di acquisto dei salari e aumento dei consumi.

Nulla da ribadire, chi effettivamente sfrutterà le ore di straordinario detassate potrà, in busta paga, avere un aumento che va dalle 500 alle 1000 euro su base annua.

Vi è però una cosa che va spiegata.

Se si considera il mercato del lavoro come un organismo omogeneo, si deve fare un'analisi ulteriore.


Inevitabilmente, se si rende conveniente, oltre modo, lo straordinario, le imprese avranno una maggiore pulsione ad avallare l'aumento delle ore lavorative e, con buona pace del tasso di disoccupazione, ridurre le assunzioni di nuovo personale.

Altro fattore da considerare è la tanto conclamata, ma nei fatti non considerata, questione della sicurezza sul lavoro.

In Italia, mediamente, muoiono 2 persone al giorno per "incidenti sul lavoro", sarebbe più opportuno definirli omicidi.
Tale affermazione, non affatto colorita, deriva da dati statistici purtroppo veri ed accertabili da fonti ministeriali.
L'Italia, pertanto, ha un ritardo abissale, nei confronti dei paesi europei industrializzati, sul fronte sicurezza sul lavoro.
Questo dato, già catastrofico, sarebbe accresciuto da un decreto atto a detassare gli straordinari, infatti, tale manovra spingerebbe ad accrescere le ore di lavoro anche in quei campi "c.d. usuranti" dove le condizioni di lavoro sono già pessime.

Qeste valutazioni, di proposito poco tecniche, servirebbero da sole a bollare il decreto come inutile e superfluo, ma ci sono da vagliare altri aspetti.

Gli straordinari, come ovvio, non sono automatici e, come è altrettanto chiaro, non possono che riguardare una parte residua dei comparti lavorativi.

Facendo l'esempio di un'azienda media, con un numero x di impiegati, a quanti spetterebbe l'aumento delle ore lavorative?A quanti verrà concesso di fare lo straordinario?
La risposta è semplice, sconcertante e triste.
Solo per alcuni ci sarà lo straordinario, ciò comporterà delle competizioni frenetiche tra dipendenti e, inevitabilmente, una contrapposizione di interessi tra lavoratori dipendenti.
Insomma, la detassazione, insieme a quello che sarà l'attacco al "contratto nazionale" è l'ennesima spinta che il liberismo effettua verso la contrapposizione tra lavoratori.

E il tasso di occupazione femminile?
Quante donne saluteranno favorevolmente l'aumento delle ore lavorative?O meglio,quante donne con a carico figli trarrebbero giovamento da una manovra simile?
Considerando che l'aumento medio è di 100 euro al mese e le spese per "parcheggiare" i figli sono ben superiori, ne denotiamo che il provvedimento è "maschilista".

Su questa base, sarebbe anche opportuno interrogare la corte di giustizia per l'apporto discriminatorio che il decreto porterebbe alla, già tanto, sottovalutata questione femminile.

Scatenatevi nei commenti.

Giuseppe Curcio

venerdì 4 aprile 2008

Solidarietà al compagno licenziato

COSA SI FA PER LICENZIARE UN OPERAIO

Ha dell'incredibile ciò che è successo a Campobello di Licata,in provincia di Agrigento. Un operaio di 55 anni è stato licenziato dalla ditta in cui ha lavorato per 33 anni.
Tutto ha inizio nella notte del 4 febbraio 2008: un collega abbandonando in maniera illecita il posto di lavoro viene colto dai carabinieri a pochi chilometri dalla ditta per un furto di 170 litri di benzina ai danni della ditta e poco dopo arrestato per fragranza di reato.
Subito dopo i carabinieri raggiungono la ditta ed arrestano sul posto di lavoro l'operaio 55enne con il sospetto di essere a conoscenza del reato che il collega avrebbe fatto e quindi complice dell'atto. Senza nessuno straccio di prova, viene ammanettato e come un criminale sbattuto per 2 giorni in cella d'isolamento nella stazione dei carabinieri. A seguito il 7 febbraio esce un articolo sul Giornale di Sicilia, offrendo una versione dei fatti decisamente non attendibile: viene raccontato il fatto senza indicare il ruolo diverso assunto dai due operai e indicando entrambi responsabili del furto omettendo che l'operaio di 55anni stava al suo posto di lavoro e arrestato solo per supposizione di complicità. In seguito i 2 operai vengono per prima sospesi e successivamente licenziati prima che potesse avvenire l'eventuale sentenza di condanna.
Il giorno 4 aprile 2008, presso il Tribunale di Agrigento, si tiene l'udienza e l'operaio che viene trovato in fragrante di reato patteggia dando alla ditta 4.000 euro; inoltre con la compiacenza dei Padroni della ditta accusa l'operaio di 55anni di essere stato complice ed addirittura ad averlo spinto nei mesi di ottobre e novembre 2007 a rubare la benzina all'interno della ditta (Direi cari compagni, come si dice in questi casi, non bastava il danno......pure la beffa).
Faccio un passo indietro con gli anni per dare ragione a quello che dico: l'operaio di 55anni è stato per tanti anni in netto contrasto con i Consiglieri di Amministrazione della ditta, ovvero i Padroni. Occorre specificare che Il Presidente della ditta è stato Consigliere comunale dell'UDC del Comune di Campobello di Licata prima che essa fosse sciolta per infiltrazione mafiosa. Detto ciò e tornando al problema che ci riguarda, Il rapporto tra l'operaio e i padroni iniziò a deteriorarsi quando qualche anno fa la ditta si trovò in nette difficoltà economico-finanziarie e come succede spesso, si iniziò a parlare di licenziamenti. L'operaio è stato RSU e quindi in quel periodo rappresentava i lavoratori e si scontrò ferocemente con i Padroni, fino a quando si trovò un compromesso per salvare i posti di lavoro degli operai con l'emanazione per tutti del Contratto di solidarietà, che ebbe durata fino al 31 dicembre 2007; quindi dal 1°gennaio 2008 tutti gli operai avrebbero avuto riattivato il contratto a tempo indeterminato.
Morale della favola, l'operaio di 55anni è stato un soggetto scomodo, da sempre impegnato in politica, con l'unico errore di fare "bocca forte" con i padroni; è stato un militante di Sinistra che ha fatto dell'antimafia, della legalità e della giustizia i suoi valori essenziali. Padre di 3 figli, 2 studenti universitari a Roma,e una bambina di soli 10 anni; uno di loro, Carmelo, studente di Scienze politiche all'Università La Sapienza, responsabile delle politiche abitative dell'Unione degli Universitari di Roma,sindacato studentesco; molti se lo ricorderanno per la sua denuncia avvenuta lo scorso anno nello Speciale TG1,durante la puntata "Campus in nero", quando indicò la situazione di degrado degli Studentati romani e la situazione di illegalità in esse. Fu inoltre minacciato e per questo motivo allontanato dalla Casa dello Studente in cui viveva e trasferito in un altro sito.
Personaggio scomodo quindi, come il Padre, che nonostante le difficoltà economiche (1200euro al mese) è riuscito a mandare all'università i suoi figli e avere quest'ennesima delusione di chi, operaio può essere benissimo licenziato per supposizioni di reato, o diciamolo, semplicemente perchè ci si illude che si possa realmente rivendicare i propri diritti da lavoratori: ecco, è questo che succede quando si pretende un diritto.........LICENZIATO!

A mio padre, Carmelo Mannarà
meloposse@alice.it 3396781636

Il 13 e il 14 aprile vota:"la sinistra l'arcobaleno"