venerdì 23 maggio 2008

situazione debiti regione lazio(estratto da liberazione)

Luigi Nieri
Non è facile spiegare a un lettore, seppur informato e attento, come può esserlo quello di Liberazione , cosa significa avere a che fare con la finanza - quella del ventunesimo secolo - quando si governa un ente complesso come la Regione Lazio. Provo a sintetizzare la vicenda infinita e paradossale dei debiti della nostra Regione. 10 miliardi cumulati senza troppi patemi ai tempi del governo di Storace. Una parte di quei miliardi era costituita da fatture da pagare a fornitori della sanità. Quelli erano tempi in cui non si controllava se alle fatture corrispondeva o meno una prestazione o un servizio, veri. Far emergere quel debito non è stato facile. Ci sono stati mesi e mesi di lavoro da parte degli uffici nel nome della trasparenza. Sempre nel nome della trasparenza abbiamo invitato i fornitori a farsi avanti e ad accettare una nostra proposta di transazione del debito pregresso. Quelle fatture infatti producono un interesse annuo pari addirittura al 10%. Un tasso di interesse che sfiora quello per cui scatta il crimine di usura. Una fetta significativa di fornitori si è palesata. Si è fatta riconoscere. Ha mostrato i propri titoli. Ha deciso di accettare la proposta di transazione che prevedeva da una parte la rinuncia agli interessi di mora e all'azione legale, dall'altra l'assicurazione del pagamento in tempi finalmente certi. Un'altra fetta non meno significativa di titolari di fatture non si è fatta viva nonostante le nostre sollecitazioni pubbliche. Indifferenza? No! Cinismo tattico e speculativo. Nel tempo è accaduto che piccoli e medi fornitori sono stati contattati da società finanziarie che hanno proceduto a un vero e proprio rastrellamento su base regionale delle fatture insolute. Le hanno comprate a prezzo inferiore rispetto a quanto dovuto dalla regione al fornitore originario. In questo caso il creditore ha preferito un pagamento immediato e ridotto piuttosto che un pagamento integrale ma incerto nei tempi. Le società finanziarie che si sono comprate le fatture avevano a disposizione una liquidità infinita. Per meglio capirci, si tratta di società che possono decidere di acquistare fatture per centinaia di milioni di euro e per anni non richiederne l'esazione. Società che si vergognano a presentarsi all'esterno, tanto che nell'era della comunicazione digitale non è facile rintracciarle sul web. Alcune di queste società hanno chiesto e ottenuto da giudici onorari il pignoramento delle casse regionali per centinaia di milioni. Tutto lecito (o quasi) ma una domanda sorge spontanea. Da dove provengono i fondi infiniti di cui dispongono queste società? Le società finanziarie d'assalto in realtà sono appendici di multinazionali della finanza che spostano capitali con una facilità imbarazzante. Sono la punta di diamante di un mercato immorale, senza regole. Si tratta di società che si finanziano utilizzando fondi rischi di società internazionali in un gioco di scatole cinesi che dal Lazio conduce in Olanda e finisce, ad esempio, negli hedge funds americani. Sono disposte a mettere in ginocchio la sanità di una regione per pochi spiccioli. Spiccioli sono infatti per loro gli interessi che incassano grazie alla questa tattica attendista. Spicciolo su spicciolo hanno costruito sulla pelle delle persone le loro fortune. Contro queste finanziarie stiamo reagendo in giudizio ma crediamo sia opportuno farlo anche fuori dalle aule di giustizia. Vogliamo chiarezza. Chiediamo a questi signori, alcuni dei quali sappiamo essere frequentatori di salotti romani, di venire a discutere con noi le procedure trasparenti di pagamento. Proponiamo loro di firmare un codice etico che li impegni a evitare azioni che mettano in futuro a rischio i diritti dei cittadini, primo fra tutti il diritto alla salute. La sanità privata laziale è stata un luogo di malaffare. La destra ci ha sguazzato. Un pezzo della sanità privata si incrocia con il mondo dei costruttori. A questo modello di finanza noi opponiamo la nostra finanza, quella etica. Un modello che ad esempio, ci ha portato a sostenere un progetto come il microcredito per il quale sono state investite ingenti risorse. Quasi 13 milioni di euro. Uno strumento, questo, basato su prestiti a condizioni più che vantaggiose, in grado di sottrarre famiglie e imprese alle difficoltà cui ci si espone a seguito di forti indebitamenti. Il generale impoverimento dei lavoratori, dei precari, delle famiglie, infatti, rischia di gettare migliaia di persone nel giogo della disperazione. Contro questo pericolo è fondamentale creare una rete solidale e virtuosa. Qualcuno sostiene che si tratta di argomenti poco opportuni per un assessore al Bilancio. E qui sta il punto. Oggi più che mai sono convinto dell'importanza di sottrarre terreno a quella parte di mercato fuori controllo e, in alcuni casi immorale, il controllo delle vite. Un obiettivo che è possibile raggiungere solo ridando forza e centralità a quei progetti di governo che mettono al centro delle proprie politiche la questione dei diritti anziché il mero profitto.23/05/2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

storace ha lasciato 5mld di euro di debiti, in questi anni si è tentato di sanare la situazione della sanità(senza neppure alzare e anzi tagliando il ticket).
Se poi la sinistra fa qualche manovra, poichè costretta, viene dipinta come affamatrice di popolo.
C'è una disinformazione assurda.

Gengio