venerdì 5 settembre 2008

Rifondazione comunista SPA

Vi è ormai, da quando la gestione del partito è in mano ad una controllata del gruppo Ferrero, la PRC SPA, avente come amministratore unico Grassi e come consiglieri di amministrazione, Bellotti, Giannini, De Cesaris, una tendenza all’ars dicendi vulgare, pietosa e irritante.

Si è scatenato, con buona pace delle trasformazioni subite dalla nostra società e della spietatezza del governo nazionale che in pochi mesi ha mandato in fumo pezzi consistenti del welfare , una lotta a chi afferma la stoltezza più grande.

Si va dalle scomuniche di Ferrero ai compagni calabresi, al socialismo da cattedra di Fosco Giannini( che ci insegna ad essere buoni bolscevichi), a Grassi, ai dettati di Bellotti sull’operaismo militante in una società post industriale.

Ci si chiede, in questo clima surreale, quale debba essere la bussola, si riflette sugli attacchi continui che hanno ricevuto i compagni delle istituzioni, durante la fase congressuale, ci si interroga sull’opportunità di proseguire un viaggio verso l’autodistruzione.

Penso alla situazione del Lazio, allo sforzo, quasi miracoloso, di questa regione nel tappare il buco di 10 miliardi lasciato da Storace, all’impegno del nostro partito nel mantenere, nonostante il chiaro disegno della sanità privata, una sanità ancora pubblica.

A questo punto, la domanda è una, chi ci indicherà il cammino?
Magari Bellotti, o i suoi referenti locali, che ci vorrebbero fuori da ogni istituzione, oppure Grassi, che oscilla come un pendolo, o magari, chissà, si potrebbe pensarla come Democrito(aspettare che i vari atomi si aggreghino da soli).

Questa fase di stallo, altrimenti nota come gestione unitaria, offende le intelligenze di un militante, consegna il nostro partito ad uno stallo senza precedenti, ci relega al ruolo di spettatori in quella che sembra una commedia agrodolce.

L’SPA è la, noi, gli azionisti di minoranza, assistiamo alla speculazione di Ferrero, all’impennata delle azioni quando da ex ministro attacca i compagni che lavorano nelle istituzioni.

Con ironia, non sarebbe il caso di cedere le nostre azioni a Di liberto?
Visto che si avvicina ottobre, magari senza i(rifondatori della sinistra) riuscirebbero a fare una nuova rivoluzione di ottobre.

Giuseppe C

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